BORGHI STORICI

Dolo

Risultano ancora incerte le origini del nome di questa cittadina, anche se l’ipotesi più accreditata le attribuisce ad una struttura simile ad una torre presente nel territorio nel tardo Medioevo, chiamata appunto “dolo” in lingua volgare. La storia di Dolo inizia appunto nel Medioevo quando il Comune di Padova, per difendersi dalla Repubblica di Venezia, mise appunto un sistema difensivo chiamato “serraglio”: fece costruire in quest’area paludosa un piccolo borgo abitato da uomini armati e circondato da quattro torri di vedetta. Sebbene l’area sia stata annessa politicamente alla Serenissima nel 1405, a livello religioso continuò ad essere legata a Padova, tanto che il podestà padovano Rambaldo Capodivacca riuscì ad impadronirsi di alcune terre poi ereditate dal genero Dolo Dotto (da qui un’altra ipotesi dell’origine nominale del paese), che si impegnò nello sviluppo agricolo. La zona divenne così prospera, e sul finire del XV secolo vi furono costruiti pontili, squeri e mulini, alcuni pervenuti fino ad oggi. Anche per questo, oltre alla sua posizione fluviale strategica fra Padova e Venezia, nel Settecento gran parte dell’aristocrazia veneziana piantò a Dolo le sue radici, lasciandoci oggi la possibilità di ammirare molte ville fra cui Villa Badoer-Fattoretto, Villa Velluti e Villa Ferretti-Angeli.

CASTELLETTO DI MIRANO

Un complesso ottocentesco con quattro locali con una torre ottagonale a cinque piani, sui resti di un basamento cilindrico.
L’itinerario delle grotte è ben articolato con caverne, gallerie, cunicoli e un laghetto sotterraneo.
Il complesso è stato voluto da Vincenzo Paolo Barzizza nel 1840/50, marito dell’ultima erede Erizzo, con l’idea di avere un posto appartato e privilegiato ove raccogliersi in se stesso o in compagnia di amici intellettuali con i quali amava sovente intrattenersi

Noale

La rocca di Noale venne costruita da Ezzelino III da Romano nel 1245 e completato nel 1272 dai Tempesta, signori feudali di Noale.

Nel 1339, la rocca fu sede degli amministratori veneziani e delle loro truppe, fu oggetto di grandi assedi, venne poi espugnata dai padovani. Pochi anni dopo, la rocca venne di nuovo riconquistata da Venezia, ma la struttura si rivelò antiquata ed inadeguata alle nuove tecniche militari. Nel 1763 venne definitivamente abbandonata dai veneziani, la rocca andò così sempre più in rovina.

In seguito è stata recuperata, con il restauro dei ruderi delle mura, e valorizzata con numerose manifestazioni culturali e folkloristiche organizzate annualmente, tra cui la rievocazione storica durante il palio di Noale e il grande panevin di inizio anno.

SANTA MARIA DI SALA

Villa Farsetti a Santa Maria di Sala, è una villa veneta realizzata dall’architetto senese Paolo Posi. L’opera, costruita tra il 1744 e il 1774, venne commissionata da Filippo Farsetti.
L’origine di questa villa risale ancor prima del 1200. Verso la metà del 1700, il vecchio palazzo venne demolito e l’abate Filippo Farsetti vi realizzò la sua villa, costruendo giardini, labirinti, cedraie, serre, boschetti e l’orto botanico.

L’attuale villa sorge sul luogo del precedente Palazzo di Sala. Varcato l’ingresso principale si accede alla grande area a prato antistante la villa, oltre la quale, nel retro, trova posto la corte contornata dalla lunga foresteria, dalla scuderia, da serre e limonaie. Il preziosismo della villa raggiunge il massimo livello al piano terra grazie all’uso delle antichissime colonne. La facciata posteriore si discosta totalmente da quella principale per la mancanza di elementi decorativi nonché delle convessità e concavità di cui è ricca quella anteriore.

FUSINA

Questa località sorge sulla foce della Brenta Vecchia: nel tardo Medioevo infatti, intorno al 1339, vi fu costruito un argine artificiale detto “la Tajada” (il taglio) per evitare l’innalzamento delle acque della laguna veneziana causato dai detriti del fiume – fu poi demolito nel XV secolo dopo la costruzione delle chiuse di Mira Porte e di Dolo. Come attesta un documento del 1191, questa località del Comune di Venezia era anticamente nota come “Lizza Fusina”, probabilmente in derivazione di un’officina (“fusina”) medievale in cui operava un macchinario utile per spostare le imbarcazioni dal Brenta alla Laguna. E non da ultimo di qui passavano le imbarcazioni con l’acqua potabile per la città di Venezia, che proveniva dal Brenta attraverso la  Seriola (che partiva da Dolo).
Una curiosità su Fusina, e precisamente della località Moranzani: qui c’è ancora in funzione l’antica conca di navigazione, naturalmente ammodernata, ma ha mantenuto le stesse forme del passato. La stessa forma che si può vedere nelle conche interrate a Mira Porte e Dolo.
Da Fusina si vede Venezia e la laguna, che si può raggiungere con una linea di vaporetto che porta fino alle Zattere.

VIGONOVO

Prima dell’arrivo della popolazione barbarica dei Sarmati – che anticamente portarono l’area ad avere la denominazione “Sarmazza” – nel V secolo a.C., la vicina via Annia è indice del passaggio di un insediamento romano. Nel corso dell’Alto Medioevo, una volta terminate le diverse invasioni barbariche che portarono il territorio alla distruzione, le popolazioni locali vi si stanziarono nuovamente ricostruendo tutto ciò che era stato raso al suolo: da qui il nome di “Vicus Novus” (nuovo villaggio”), tramutato poi in Vigonovo intorno all’anno Mille, come attesta un documento risalente al 1035. A questo periodo di ricostruzione risale l’antica chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, eretta sulle rovine di un tempio romano, e che nei secoli ha commissionato le opere di pittori del calibro di Giandomenico Tiepolo e Pietro Liberi. Come l’adiacente Stra, Vigonovo fu per gli stessi motivi motivo di scontro fra Padova e Venezia: Padova cadde sotto il dominio veneziano nel 1405, portando con sé i territori circostanti, fra cui Vigonovo. La famiglia patrizia veneziana Sagredo nel XVI secolo decise di edificare qui la più preziosa delle sue ville, Villa Sagredo appunto, dove fu ospite anche Galileo Galilei.

CAMPAGNALUPIA

Denominato solamente “Campagna” fino al 1867, questo piccolo paese ottenne il nominativo “Lupia” (probabilmente dal latino “alluvies”, piena del fiume) dalla sua origine palustre. Era abitato fin dalla preistoria da popolazioni palafitticole e dai Venetkens, antico popolo di origine indoeuropea che ebbe contatti anche con i Greci. I Romani si stanziarono nella zona nel III secolo a.C, rendendone il terreno coltivabile nonché collegandola agli insediamenti vicini tramite la via Pompilia. Come le località vicine, anche questa fu terra calpestata dalle armate di Padova e Venezia, ed entrò a far parte della Repubblica Serenissima nel 1405. Il Comune di Campagna Lupia è oggi noto per le sue valli umide, tra cui Valle Averto, oasi protetta del WWF.